Il Barone di Münchausen è uno degli archetipi letterari più popolari della storia. Fanfarone, millantatore, grande intrattenitore, le sue mirabolanti storie sembrano raccontate apposta per radunare intorno al fuoco compagnie di allegri sfaccendati. E proprio questo, in sostanza, faceva il personaggio storico, popolarissimo, nella seconda metà del settecento, per i suoi racconti mirabolanti e le sue fanfaronate.
Il Barone di Münchausen (Karl Friedrich Hieronymus vissuto tra il 1720 e il 1797), raccontava infatti, tra le altre storie conviviali per cui era diventato famoso, di un suo viaggio sulla Luna, di un volo a cavallo di una palla di cannone e del suo uscire incolume dalle sabbie mobili tirandosi fuori per i propri capelli. Tre soli esempi tra quelli che andranno a formare la ‘leggenda’ del Barone e che furono messi a stampa, in forma anonima, nel 1781 a Londra e poi, in edizione accresciuta nel 1786 da Rudolph Eric Raspe.
Da quel momento le avventure di Münchausen (il millantatore, il mitomane, il ballista, il compagnone, l’anima della festa…) prendono il largo e vengono raccontate e riraccontate in lungo e in largo per l’Europa, con variazioni, aggiunte, integrazioni. Alla leggenda di Münchausen contribuiscono anche i grandi artisti che, nel corso dei secoli, ne hanno commentato visivamente le peripezie, da Franz Gottfried a Gustave Doré (illustrazioni), da Georges Meliés a Terry Gilliam (cinema).
Libero Gozzini alla Fiera di Bologna, 2011 |
In attesa di dare alle stampe la versione di Peter Pan e Wendy, che Libero ha già preparato per la Scuola del fumetto e che noi riproporremo nella Piccola Biblioteca dell’Immaginario in autunno, questo Barone di Münchausen ci mostra come sia possibile dare nuova veste ai classici, con leggerezza e quasi con nonchalance, come dicevamo all’inizio. Certo è necessaria la mano e l’arte di un grande illustratore. Libero Gozzini, appunto.
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