venerdì 3 febbraio 2012

Samuel Baffetti e la Torta di Micio

Tra tutti gli animaletti disegnati e acquarellati da Beatrix Potter qual è quello che preferisco? 
Più che Peter Coniglio o Jemima Anatra de’ Boschi, direi senz'altro Samuel Baffetti.

Anna Maria, Tom Micio e Samuel Baffetti, 1908

Samuel Baffetti, topo goloso, infingardo, sovrappeso è il mio eroe, con la sua voglia inevasa di Torta di Micio, il mattarello spianato e la fuga precipitosa, infine, dalla casa dove la signora Tabhita Nervosetti sovrintende all’educazione, credo sommaria e distratta, apprensiva ma svagata, dei suoi piccoli, Moppet, Mittens e Tom Micio. Vado a momenti di memoria antica e quindi non so se ho voglia di ricordare i nomi inglesi dei protagonisti di questa storia (sì, va bene: Samuel Baffetti si chiamava Samuel Whiskers, la signora gatta Tabhita Nervosetti faceva Twitchit di cognome e Tom Micio era Kitten!).

La signorina Ribby, 1908


Samuel e la moglie Anna Maria, segaligna e sicuramente acida compagna del nostro eroe, vivono nel sottotetto della casa di campagna di Beatrix Potter, nella storia occupata dalla famiglia di gatti della signora Tabhita. Quando Tom Micio, irrequieto come tutti i cuccioli, si trova a cadere, polveroso e coperto di fuliggine, nella tana dei Baffetti, Samuel vede subito la ghiotta opportunità di preparare un’appetitosa Torta di Micio e quindi, rubacchiati in cucina un pezzetto di burro, un po’ di pasta di pane e un mattarello, confezionano, lui e la moglie, il povero Tom a mo’ di pasticcio, legato come un salamino e pronto da essere messo in forno.


Non c’è bisogno di raccontare tutta la storia. Samuel Baffetti non riuscirà ad assaggiare la Torta di Micio e lui e la moglie dovranno sloggiare da casa Nervosetti e rifugiarsi nel vicino granaio del fattore Potatoes.

Hunca Munca, 1904

Questo libriccino, esemplare dei modi di scrittura e disegno di Beatrix Potter, fu pubblicato nel 1908 e si riferisce al periodo in cui l’autrice aveva appena acquistato la casa di campagna di Top Hill e si era trovata a ‘lottare’ contro i topolini:
È una casa deliziosa… Se solo si potessero tenere lontani i topi!

Topi che comunque la Potter amava, come del resto tutti gli altri animaletti che popolano le sue storie e che si confondono, in significativa osmosi, con la sua vita reale. La campagna e il villaggio, con i suoi modi e i suoi abitanti, entrano ed escono continuamente dai racconti, ne sono soggetti attivi o fonte di ispirazione fino a diventare, negli ultimi anni, la sua principale, quasi unica occupazione.

Peter Coniglio, 1902


Peter Coniglio, 1902
Anche nei suoi libri comunque Beatrix Potter mostra di comprendere e conoscere bene la vita e i rapporti tra gli animali; non si tira indietro, né nasconde lo sguardo, se i gatti mangiano i topi (le sorelle di Tom Micio sono, al riguardo, delle vere e proprie professioniste!), se la volpe, che aiuta l’Anatra Jemima a covare le sue uova, progetta di farsela arrosto con ripieno di erbe aromatiche, o se il Signor McGregor cerca di catturare Peter Coniglio per cucinarlo in casseruola.

È un’ecologia bucolica e primordiale quella che ci racconta la Potter, dove le buone rigide maniere vittoriane, i tic e i vezzi della borghesia di campagna, non si disgiungono mai da una lotta per la sopravvivenza senza acrimonia né angoscia. Tutto è tranquillamente naturale: mangiare o essere mangiato.

Jemima Anatra de' Boschi, 1908

Ci viene in mente un famoso libro di Tony Ross (di cui dovremo certo riparlare): il lupo che alla fine si mangia il bambino che aveva gridato tanti falsi allarmi, senza odio né rimorso né angoscia allarga le braccia sorridendo: “Perché così è la vita!

La vita è certo così e gli animaletti di Beatrix Potter (meravigliosamente disegnati, ma questo non c’era bisogno di dirlo!) si adeguano di buon grado, e la loro autrice li guarda benevola vivere e sopravvivere.

Nessun commento:

Posta un commento