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Ernest H. Shepard, Winnie the Pooh |
“Gli animali si trovavano là, nella camera del bambino. La mia collaborazione, in quanto autore, dotava ognuno di loro di una voce individuale: il loro proprietario, che li amava, aveva conferito loro quell’estro di carattere che ben definiva la loro personalità, e l’artista, Shepard, li ritraeva, si può dire, dal vivo. Erano lì, sotto gli occhi di tutti. Io non li ho inventati, li ho descritti…” (A. A. Milne)
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Ernest H. Shepard, Winnie the Pooh |
Tra la cameretta di
Christopher Robin, il figlio di
Alan Alexander Milne, e il
Bosco dei cento acri, intorno alla loro casa di campagna, ad Ashdown, nel Sussex, si svolgono le avventure domestiche di
Winnie the Pooh e dei suoi amici di pezza, il maialino
Piglet, l’asino
Eeyore,
Tigger, il canguro
Kanga...
Milne, nato a Londra nel 1882 e morto nel 1956, scrisse le prime storie di
Pooh nel 1926 e quelle storie furono il tramite per entrare in comunione perfetta con il figlio.
Milne era un uomo chiuso e introverso, taciturno, (“
Papà teneva il cuore ben abbottonato”, scrisse tanti anni dopo, ormai anziano,
Christopher Robin) e il raccontare le storie minime di quegli animaletti di pezza (una merenda di pane e miele, una passeggiata nel bosco, la costruzione di una capanna di frasche...) aveva quasi il senso di un esorcismo verso una riservatezza ai limiti della solitudine.
L’orsetto
Winnie, comunque, gettò un ponte tra padre e figlio che diventò quasi ‘collaborazione’ creativa: “
Non è facile - scrisse ancora
Christopher Robin -
fissare la precedenza delle situazioni volta per volta. Sono stato io a combinare qualcosa che mio padre ha elaborato in forma di testo, o non si sarà talvolta partiti dal racconto? Lui era a caccia di idee ma lo ero anch’io. Lui pensava ai suoi racconti, a me sarebbero serviti per i miei giochi. Ci siamo ispirati a vicenda...”
Quale ne sia stata la genesi prima, i racconti di
Winnie, ‘orsetto dal poco cervello’, come si definisce lui stesso, ebbero un travolgente successo, dapprima sul
London Evening News, poi raccontati per radio, infine raccolti in volume.
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Ernest H. Shepard, Winnie the Pooh |
A tradurre in immagini la vita del
Bosco dai cento acri, pensò un illustratore del
Punch,
Ernest Howard Shepard*, cui, oltre alla saga di
Winnie the Pooh, si dovranno le illustrazioni di un altro
evergreen inglese per l’infanzia, il
Vento tra i Salici di
Kenneth Grahame.
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Ernest H. Shepard, Winnie the Pooh |
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Ernest H. Shepard, Winnie the Pooh |
Shepard, per le sue illustrazioni, si ispirò ai pupazzi di
Christopher Robin ma tenne a dichiarare che il modello ispiratore dell’immagine di
Pooh, non era l’
Edward Bear di
Christopher, ma il Teddy Bear di suo figlio, un pupazzo di nome
Growler che fece fine ingloriosa, essendo stato distrutto dai morsi del cane di famiglia.
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Ernest H. Shepard, Winnie the Pooh |
Il lavoro di
Shepard fu molto apprezzato da
Milne che gli rese un commovente, pubblico omaggio:
When I am gone,
Let Shepard decorate my tomb,
And put (if there is room)
Two pictures on the stone:
Piglet from page a hundred and eleven,
And Pooh and Piglet walking (157)…
And Peter, thinking that they are my own,
Will welcome me to Heaven.* *
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Ernest H. Shepard, Winnie the Pooh |
I disegni di
Shepard sono in bianco e nero, in punta di penna, sobri ed eleganti, appena accennati. Uno stile nervoso ed essenziale, capace però di definire a tutto tondo il carattere di quei personaggi e il
background dove si snodano le loro avventure.
Shepard riuscì a dare a
Pooh e ai suoi amici un’immagine ‘assoluta’, si potrebbe dire, che non sarà più cambiata, nelle linee essenziali, nemmeno quando, nel 1961, i diritti per il personaggio furono ceduti alla
Walt Disney.
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Walt Disney, Winnie the Pooh |
La
Disney fece diventare l’orsetto pasticcione, dal poco cervello, una delle star di primissima grandezza del suo universo mediatico e commerciale.
Una persistenza iconica, quella determinata da
Shepard, che ricorda la vicenda analoga di
Sir John Tenniel per
Alice’s in Wonderland. Anche in quel caso
Walt Disney preferì ispirarsi, per il suo film di animazione, ai disegni dell’artista inglese, anziché crearne di nuovi e completamente originali.
Un omaggio, nell’uno e nell’altro caso, alla forza visionaria di
Tenniel, da una parte, e di
Shepard, dall’altra.
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Walt Disney, Winnie the Pooh |
* Arthur R. Chandler, The Story of E. H. Shepard: the Man who drew Pooh, 2001, Trafalgar Square
**Quando me ne andrò, lasciate che sia Shepard a decorare la mia tomba, e metta, se c’è spazio, due disegni sulla pietra: Piglet tratto da pagina 111, e Pooh e Piglet che camminano, pagina 157. E Pietro, pensando che quei personaggi sono i miei, mi darà il benvenuto in Paradiso.