martedì 25 giugno 2013

Codice a (s)barre



Prima edizione fiorentina di Codice a Sbarre, festival dell'editoria libera, con presenti una cinquantina di editori, nel suggestivo spazio delle ex carceri delle Murate, che, nel cuore della città, sta diventando sempre più un luogo importante di aggregazione e di proposta.


Lo spazio della Libreria Cuccumeo

Codice a Sbarre ha dedicato un’ intera sezione allo spazio ragazzi, curato dalla Nottola di Minerva e dalla Libreria Cuccumeo, in collaborazione con Babalibri, Bohem Press, Carthusia, Donzelli, Jaca-Book, Kalandraka, Lapis, Orecchio Acerbo, Prìncipi e princípi, Topipittori

Letture e laboratorio di Arianna Papini





Laboratori, presentazioni, marionette, teatro, musica: Teresa Porcella ha reso omaggio al grande Roberto Denti, Gek Tessaro ha 'rappresentato' Il cuore di Chisciotte, Arianna Papini ha deliziato i bambini con le sue storie e con i suoi multicolorati ritagli di carta. 

Giornate calde e soleggiate a cavallo tra il solstizio d'estate e la notte di San Giovanni. Un esperimento partito in punta di piedi, ma senz'altro da ripetere e consolidare.

Lola Barcelò (Kalandraka)

martedì 18 giugno 2013

In Paradiso con Tapirulan




(Comunicato stampa) Affanni, ansie, delusioni, fretta, stress e incazzature fanno parte della vita quotidiana. Il paradiso sembra non essere a portata di mano, è lontano, forse non esiste se non nei persistenti sogni di rifuggire alla realtà. Forse in vacanza, forse... Solo due essere umani pare che abbiano potuto apprezzare appieno i vantaggi del giardino dell’Eden, il paradiso per eccellenza. Sì, per eccellenza, perché Eden non è solo un paradiso biblico. Ecco, appunto: cos’è l’Eden? Dove si trova? Chi ci vive? Eden: è un luogo di pace e armonia, o un luogo rischioso dove se si sgarra si pagano dolorose conseguenze? 

Eden, questo è il tema della nona edizione del concorso per illustratori bandito dall’Associazione Tapirulan con il patrocinio del Centro Fumetto Andrea Pazienza, dell’Associazione Illustratori, dell’Associazione Hamelin, di Sàrmede – Paese della fiaba e con la collaborazione del Comune di Cremona, del Comune di Genova e del quotidiano La Provincia. 

Illustrazione di Gianni De Conno per Emergency

La giuria del concorso, presieduta quest'anno da Gianni De Conno, selezionerà i quaranta autori che saranno protagonisti della mostra internazionale di illustrazione prima a Cremona dal 7 dicembre 2013 al 2 febbraio 2014 e poi nei musei di Genova-Nervi tra marzo e giugno 2014. Le opere selezionate verranno pubblicate sul catalogo della mostra e dodici di queste anche sul Calendario Duemila14 di Tapirulan. Durante l’inaugurazione della mostra verrà nominato il vincitore, al quale andranno 2.000 euro di premio e una mela. Un ulteriore premio di 500 euro verrà assegnato all’autore dell’opera più votata dagli utenti del sito www.tapirulan.it

Si può partecipare al concorso inviando un’opera di formato quadrato (dimensioni minime 25x25 cm, massime 40x40 cm) entro il 18 ottobre 2013. Si può partecipare anche con immagini digitali, che possono essere spedite attraverso lo specifico modulo online sul sito www.tapirulan.it/concorso-calendario dove si trovano tutte le informazioni e i dettagli sul concorso.  

Informazioni:
www.tapirulan.it/concorso-calendario
calendario@tapirulan.it
tel: 347.6881328 – 328.8518849

domenica 16 giugno 2013

Illustrazione d'antan. 13. Winnie the Pooh

Ernest H. Shepard, Winnie the Pooh

“Gli animali si trovavano là, nella camera del bambino. La mia collaborazione, in quanto autore, dotava ognuno di loro di una voce individuale: il loro proprietario, che li amava, aveva conferito loro quell’estro di carattere che ben definiva la loro personalità, e l’artista, Shepard, li ritraeva, si può dire, dal vivo. Erano lì, sotto gli occhi di tutti. Io non li ho inventati, li ho descritti…” (A. A. Milne)


Ernest H. ShepardWinnie the Pooh

Tra la cameretta di Christopher Robin, il figlio di Alan Alexander Milne, e il Bosco dei cento acri, intorno alla loro casa di campagna, ad Ashdown, nel Sussex, si svolgono le avventure domestiche di Winnie the Pooh e dei suoi amici di pezza, il maialino Piglet, l’asino Eeyore, Tigger, il canguro Kanga...

Milne, nato a Londra nel 1882 e morto nel 1956, scrisse le prime storie di Pooh nel 1926 e quelle storie furono il tramite per entrare in comunione perfetta con il figlio. Milne era un uomo chiuso e introverso, taciturno, (“Papà teneva il cuore ben abbottonato”, scrisse tanti anni dopo, ormai anziano, Christopher Robin) e il raccontare le storie minime di quegli animaletti di pezza (una merenda di pane e miele, una passeggiata nel bosco, la costruzione di una capanna di frasche...) aveva quasi il senso di un esorcismo verso una riservatezza ai limiti della solitudine.

L’orsetto Winnie, comunque, gettò un ponte tra padre e figlio che diventò quasi ‘collaborazione’ creativa: “Non è facile - scrisse ancora Christopher Robin - fissare la precedenza delle situazioni volta per volta. Sono stato io a combinare qualcosa che mio padre ha elaborato in forma di testo, o non si sarà talvolta partiti dal racconto? Lui era a caccia di idee ma lo ero anch’io. Lui pensava ai suoi racconti, a me sarebbero serviti per i miei giochi. Ci siamo ispirati a vicenda...”
Quale ne sia stata la genesi prima, i racconti di  Winnie, ‘orsetto dal poco cervello’, come si definisce lui stesso, ebbero un travolgente successo, dapprima sul London Evening News, poi raccontati per radio, infine raccolti in volume.

Ernest H. ShepardWinnie the Pooh

A tradurre in immagini la vita del Bosco dai cento acri, pensò un illustratore del Punch, Ernest Howard Shepard*, cui, oltre alla saga di Winnie the Pooh, si dovranno le illustrazioni di un altro evergreen inglese per l’infanzia, il Vento tra i Salici di Kenneth Grahame.

Ernest H. ShepardWinnie the Pooh

Ernest H. ShepardWinnie the Pooh

Shepard, per le sue illustrazioni, si ispirò ai pupazzi di Christopher Robin ma tenne a dichiarare che il modello  ispiratore dell’immagine di Pooh, non era l’Edward Bear di Christopher, ma il Teddy Bear di suo figlio, un pupazzo di nome Growler che fece fine ingloriosa, essendo stato distrutto dai morsi del cane di famiglia.

Ernest H. ShepardWinnie the Pooh

Il lavoro di Shepard fu molto apprezzato da Milne che gli rese un commovente, pubblico omaggio:

When I am gone,
Let Shepard decorate my tomb,
And put (if there is room)
Two pictures on the stone:
Piglet from page a hundred and eleven,
And Pooh and Piglet walking (157)…
And Peter, thinking that they are my own,
Will welcome me to Heaven.* *

Ernest H. ShepardWinnie the Pooh

I disegni di Shepard sono in bianco e nero, in punta di penna, sobri ed eleganti, appena accennati. Uno stile nervoso ed essenziale, capace però di definire a tutto tondo il carattere di quei personaggi e il background dove si snodano le loro avventure. Shepard riuscì a dare a Pooh e ai suoi amici un’immagine ‘assoluta’, si potrebbe dire, che non sarà più cambiata, nelle linee essenziali, nemmeno quando, nel 1961, i diritti per il personaggio furono ceduti alla Walt Disney.

Walt DisneyWinnie the Pooh
La Disney fece diventare l’orsetto pasticcione, dal poco cervello, una delle star di primissima grandezza del suo universo mediatico e commerciale.
Una persistenza iconica, quella determinata da Shepard, che ricorda la vicenda analoga di Sir John Tenniel per Alice’s in Wonderland. Anche in quel caso Walt Disney preferì ispirarsi, per il suo film di animazione, ai disegni dell’artista inglese, anziché crearne di nuovi e completamente originali.
Un omaggio, nell’uno e nell’altro caso, alla forza visionaria di Tenniel, da una parte, e di Shepard, dall’altra.

Walt DisneyWinnie the Pooh

* Arthur R. Chandler, The Story of E. H. Shepard: the Man who drew Pooh,  2001, Trafalgar Square

**Quando me ne andrò, lasciate che sia Shepard a decorare la mia tomba, e metta, se c’è spazio, due disegni sulla pietra: Piglet tratto da pagina 111, e Pooh e Piglet che camminano, pagina 157. E Pietro, pensando che quei personaggi sono i miei, mi darà il benvenuto in Paradiso.



martedì 11 giugno 2013

Oh, che bel castello...

Instancabile Arianna Papini, autrice e illustratrice ispirata e prolifica, ma anche operatrice di cultura, organizzatrice e didatta appassionata.
Da giovedi 13 a sabato 15 giugno, a Scandicci, nella bella cornice del Castello dell'Acciaiolo, ha il suo momento conclusivo Oh che bel castello... iniziativa di avvicinamento alla lettura per bambini e adulti insieme, in un percorso che durante l'anno ha visto lavorare i bambini intorno a famosi libri per l'infanzia, alla fine restituiti dai piccoli, durante i laboratori, in forma nuova e fantasiosamente originale. Un modo per rileggere tante esperienze grafiche e libri per l'infanzia essenziali per la formazione e la crescita, a cominciare da quelli di Maurice Sendak e Leo Lionni.

Nella tre giorni di Scandicci si potranno ammirare i lavori dei bambini, esposti in mostra, frequentare nuovi laboratori con gli illustratori Sandro Natalini e Lucia Scuderi, ascoltare le storie di Arianna Papini sotto l'Albero della Quaglia, fare il punto su quest'esperienza, e più in generale sui rapporti tra infanzia, immaginario, didattica e 'pratica del fare', con gli interventi di Bruno Tognolini, Marco Dallari, Lola Barcelò, Giovanna Malgaroli, Paolo Borin.

Nel testo introduttivo al catalogo dell'iniziativa, voluta in primis dalla Biblioteca per i ragazzi di Scandicci e l'Istituto degli innocenti di Firenze, Arianna Papini ci racconta il senso e l'importanza dell'iniziativa.



Le fiabe condivise

Arianna Papini
Curatrice della mostra


(...) Spesso mi viene chiesto con che criterio scelgo i libri per i piccoli, poiché è evidente la grande varietà iconica e stilistica del parco libri che abita il mio carrello di lettrice itinerante. Il criterio è molto semplice. Ai bambini va dato il meglio affinché possano assaporare la qualità del fare, dell’apprendere, dell’ascolto e della parola, dell’interpretazione e della comunicazione diretta. La curiosità, che poi è il movente di ogni andare, va coltivata fin da subito affinché la persona piccola, nel divenire grande, annoti tutti gli infiniti incredibili e imperdibili incontri che fa, nel grande libro della propria vita,
come bagaglio denso e leggero, forte e invisibile arma pacifica da poter utilizzare nel momento del bisogno. Il meglio della letteratura, questo va dato ai bambini. La letteratura dalle parole poetiche e intense, a volte difficili e quindi da scoprire o indovinare o fraintendere, le frasi musicali musicate da grandi scrittori che universalmente si rivolgono a lettori di ogni età.


 È qui l’altro elemento discriminante: i libri che vivono nel mio carrello sono senza età, ampiamente condivisibili, così che chiunque ne possa usufruire, io stessa ogni volta, il lettore adulto o anziano, neonato, ragazzo, poiché in quelle parole trova una parte della propria vita non ancora spiegata altrove, un’apertura dunque alle mille strade della conoscenza di cui la prima, e più importante, è quella di se stesso. (...) Qui entra il terzo tema, quello dell’iconografia. È difficile che i bambini imparino ad accogliere e condividere i tanti volti dell’umanità, se non hanno usufruito fin da piccolissimi della ricchezza di immagini differenziate, non stereotipe, capaci di renderli persone aperte all’altro, alle diversità dei mondi. Sempre la curiosità dunque, che allontana la paura e trova un senso nella condivisione delle storie, ancora una volta, all’interno dello scrigno di libri di alta qualità con immagini artisticamente alte, accuratissime, forti.


Così abbiamo lavorato a Scandicci, partendo dai bellissimi libri e dal viaggio negli spazi densi e speciali della crescita, in cui i bambini trovano esperienza condivisa e socialità. Da lì siamo partiti leggendo per terra, osservando le reazioni e gli sguardi intensi, lavorando dall’interno di quelle strutture che sul territorio, ogni giorno, hanno a che fare con i bambini e con le loro famiglie. Poi in quei luoghi il lavoro è proseguito, le fiabe e le storie hanno trovato infinite vie espressive, facendo nascere altre storie, dipinti, case, personaggi. (...)



domenica 9 giugno 2013

Libri recuperati. 32. Prontopo soccorso

Libri che non avevamo segnalato perché il nostro blog non esisteva ancora. Libri che abbiamo segnalato altrove. Libri che meritano comunque di essere segnalati e ricordati. Libri mai usciti in Italia. Libri memorabili per testi e immagini. Libri.


32. Bernard Stone, Ralph Steadman. Prontopo soccorso


La storia di Bernard Stone e Ralph Steadman fu pubblicata in Italia nel 1978, dalle edizioni del Quadragono, e chissà se oggi, in tempi molto più 'politicamente corretti', ci sarebbe ancora qualcuno che potrebbe pensare di editarla, con tutti quei topi che si aggirano tra le corsie notturne di un ospedale e che suggeriscono, ai nostri palati modernamente più schizzinosi, una sensazione sottilmente sgradevole, quella cioè di un luogo sporco, quasi infetto, abitato da presenze molto discutibili.


Ma, come avrebbe detto il Manzoni, omnia munda mundis, e la storia dei topolini ammalati, che si svolge di notte sotto il letto del povero Enrico, ricoverato per una non meglio precisata 'operazione', altro non è che una sorta di transfer con cui il bambino trasporta la sua malattia in un luogo 'altro', dove può sublimarla e quasi esorcizzarla.


La fantasia come supporto alla terapia, dunque, con le storielle intrecciate dei topolini che hanno gli stessi mali degli uomini, che hanno bisogno anch'essi di dottori, medicine, ingessature, diete. E che, come gli uomini, si lamentano, accusano dolori a volte inesistenti, temono e ingigantiscono il male. Finché anche per loro non giunge l'alba e scompaiono nei muri, insieme all'apparire dell'infermiera che viene ad annunciare a Enrico la guarigione e il conseguente ritorno a casa..


Prontopo soccorso, Una storia di Bernard Stone, illustrata da Ralph Steadman, Quadragono Libri, 1978.

mercoledì 5 giugno 2013

Le luci e le ombre di Studio Azzurro



Sono molte le parole che ci vengono in mente guardando i video delle performance di Studio Azzurro. Identità, ad esempio, e poi disagio, movimento, contatto. Ma anche ambiente, penetrazione, evasione. Dentro e fuori, sempre, il reale e il virtuale. 

Un’esperienza artistica, quella di Studio Azzurro, alla ricerca, dal 1982, di un ‘luogo possibile’ per un ‘uomo possibile’. Che si avvolge, si rotola, si annulla nella luce e nell’ombra, che cerca di uscire dalla sua gabbia senza riuscirci mai, e senza essere capace di far entrare il ‘visitatore’ nel suo mondo virtuale, alienante, magico. Un mondo che è sogno e incubo; e alla fine, per Studio Azzurro come per lo Shakespeare di Romeo and Juliet, ci si dovrebbe chiedere quale sia mai la ‘sostanza dei sogni’.


Tavoli. La donna è distesa sul tavolo e dorme. Silenziosa. Vien fatto di toccarla e lei si muove irritata, cambia posizione, si nega al contatto indiscreto. La mano che la segue riesce a farla fuggire, scompare dal tavolo e si trascina via anche il lenzuolo su cui era posata.


Tamburi. Nei tamburi sono ritratte delle grandi mani chiuse. Battendo il ritmo le mani si aprono, mostrano i doni che contengono, piccole cose scaramantiche e magiche, simboli certi di speranze incerte. Si suonano ancora i tamburi e le mani si caricano di ragnatele di segni, solchi che si agitano e si muovono fino ad andarsene.


Il Giardino delle anime. Nel giardino le anime nuotano sottotraccia, ombre nere, fantasmatiche. Ruotano nell’acqua e seguono i nostri passi. Quando un bambino si getta in quel mare luminoso le ombre nuotano con lui e cercano di uscire dai loro abissi per muoversi in superficie oppure per trascinare il visitatore nell’acqua azzurra, in profondità.


La Pozzanghera. Momenti intensi, irripetibili, d'infanzia. Cercare di saltare al di là della pozzanghera, lambirla con il piede, far schizzare un po' d'acqua. Rincorrersi con gli altri bimbi, felici e impauriti per penetrare quel gioco antico e nuovo. Ma si tratta solo di un gioco?


Ombre di passaggio. Pinocchio è un'ombra. Burattino o bambino perbene? La scelta tra l'una e l'altra possibilità è sempre stata una delle chiavi per avvicinarsi al capolavoro di Collodi. Nelle ombre di Studio Azzurro le avventure di Pinocchio accompagnano alla sua inevitabile trasformazione.

Le ‘macchine meravigliose’ che Fabio Cirifino, Paolo Rosa, Stefano Roveda e Leonardo Sangiorgi preparano per il teatro, per il cinema, per i musei, per le mostre hanno sempre come punto di partenza l’uomo. Che vuol trovare un suo ambiente, una sua collocazione, una sua pace. Chiama, quell’uomo virtuale al di là dello schermo, il visitatore: vorrebbe uscirgli incontro, toccarlo, o farlo entrare. Non ci riesce perché la porta tra i mondi è ancora chiusa. Potrebbe aprirsi da un momento all’altro e i fantasmi digitali di Studio Azzurro non smettono mai di provare a forzare aperture che non si schiudono, né di provare ad arrampicarsi su specchi su cui, proverbialmente, non ci si può arrampicare. Continuano a nuotare in acque che lasciano solo intravedere un mondo ancora distante e separato.

Quella di Studio Azzurro è la guerra totale, senza fine, del mondo reale contro il virtuale. Sono le due metà della mela che non riescono a riunirsi. Ci provano continuamente, ancora non ce la fanno, ma siamo certi che è solo questione di tempo. (da Socialdesignzine)

venerdì 31 maggio 2013

Stazione di Topolò






"Topolò – Topolove, piccolo borgo di trenta abitanti sull’estremo confine italo-sloveno, nelle Valli del Natisone, diventa ogni anno nel mese di luglio un crocevia di incontri e scambi culturali degni di una capitale. Registi, musicisti, scrittori, fotografi, performers e uomini di scienza provenienti da tutto il mondo confrontano la loro ricerca con la molteplice realtà del luogo. Non è un festival, Stazione di Topolò/Postaja Topolove, ma un piccolo-grande laboratorio che coniuga la sperimentazione con l’arcaicità di una antica cultura e la forza dell’ambiente che la ospita.
Tutto ciò che accade prende vita dal contatto diretto con il paese, che diventa così motore principale e non scenario degli eventi. Tutto si svolge nei prati, nelle piazzette, lungo i vicoli e nelle case del borgo “dopo il tramonto”, “nel pomeriggio”, “verso sera”, gli unici orari conosciuti dalla Stazione.
E in luoghi reali-immaginari quali l’aeroporto, le 4 ambasciate, l’Istituto di Topologia, l’ufficio postale, la sala d’aspetto, l’Officina Globale della Salute, l’Istituto per le Acque, la Pinacoteca Universale, le antiche sinagoghe, le terme."

Francobolli per l'Ufficio postale di Topolò

Definire Topolò è quindi definire l'indefinibile. Il nome stesso lo situa in un universo che non sappiamo se vero o finto, se frutto di realtà o portato della fantasia. Non sappiamo bene cosa sia, cosa si faccia là (o meglio lo sappiamo ma tutto è così vago che preferiamo lasciarlo nella sua vaghezza), non sappiamo quando avvengano le cose (gli eventi, i concerti, le mostre...), e in fondo, nello spirito delle cose, nemmeno ce ne importa molto. La Stazione di Topolò è una grande performance collettiva cui tutti possono accedere, un evento surreal-comportamentista (si dirà così, boh!?) astratto e concreto, individuale e collettivo. Naturalmente come tutte le cose che esistono e non si sa bene quando né perché, anche la Stazione di Topolò è 'scandalosa' e quindi minacciata dalla burocrazia (quella della Regione Friuli-Venezia Giulia, nel caso), che ha tagliato pressoché l'intero contributo che permetteva alla Stazione di funzionare.


Due Picasso Guernica per la PUT (Pinacoteca Universale di Topolò)

E allora scatta la solidarietà (una volta si sarebbe detto 'militante') e su impulso di Guido Scarabottolo, sempre in prima fila nelle imprese defilate, divertenti, apparentemente incongrue, la Galleria milanese l'Affiche organizza, per il mese di Giugno, un'asta di opere per continuare a finanziare la Stazione. Nello stile della manifestazione l'Affiche non ci dice in che data si svolgerà l'asta (ci ha promesso, però, di farcelo sapere e di mandare in rete un sito dove poter vedere, e magari acquistare, in anteprima le opere).


Per chi volesse contribuire, con denaro o disegni, all'asta e quindi all'attività della Stazione di Topolò il suggerimento è di rivolgersi all'Affiche.